Vite da Motomondiale: Alex Mazzocchetti ci racconta come si viaggiava fra una tappa MotoGP e l’altra trent’anni fa. Tir, strade e passione
di Alessandro Mazzocchetti
Trentacinque anni di lavoro in MotoGP e non sentirli, trentacinque anni in giro per il mondo, inseguendo la passione delle due ruote, GP dopo GP. Trentacinque anni di sacrifici, gioie, soddisfazioni e, qualche volta, anche di mezze sconfitte. Perché nella vita si vince e si perde, in ogni ambito della realtà, anche sotto il profilo professionale. Quanta strada, quanti chilometri, quanto tempo è trascorso dal primo viaggio, quante cose sono cambiate. Era il 1989 quando nasceva il marchio Alex Design, ero ancora giovane, correvo anch’io in moto, me la cavavo abbastanza bene, volevo impersonarmi nel mondo del racing a tutti i costi. Come un richiamo a cui non puoi sottrarti, ammaliante come il canto irresistibile di una sirena.
Gli inizi di Alex Design
Le moto e la grafica, la grafica e le corse, i circuiti e il design. Binari paralleli nella mia vita che iniziavano ad avvicinarsi fino ad intersecarsi. Iniziai a disegnare le moto del team Italia, l’anno dopo la Yamaha ROC di Corrado Catalano, poi i caschi. Nel 1990 ero il primo disegnatore dell’AGV, molto ben voluto da Gino Amisano. All’epoca non viaggiavo in truck, ero il classico designer che lavorava a casa, nelle aziende… Tutto è iniziato quasi per gioco, spinto dal desiderio, dalla voglia di mettere in mostra le mie capacità. Andavo in circuito per seguire e soddisfare le richieste dei piloti. Si partiva dandoci appuntamento in aeroporto, solitamente da Orio al Serio, perché il responsabile dell’AGV Fabio Frattini abitava a Bergamo.
Partivo con l’aereo da Fiumicino e a Bergamo ad attendermi c’erano Frattini, Eugenio Gandolfi (ex responsabile della Brembo), Aurelio Longoni, responsabile della Regina, Beppe Cervi, ex tecnico della Gilera in pensione. E si partiva in auto, come quattro amici che uscivano dal bar e andavano a farsi una scampagnata, facendo una sosta di tanto in tanto, raccontandoci il lavoro svolto nelle ultime settimane. Si mangiava in trattoria e si dormiva cinque o sei ore in alberghi di fortuna, fino ad arrivare in circuito dove svolgevamo il nostro lavoro. Non lo sapevamo, ma stavamo scrivendo anche noi, nel nostro piccolo, delle pagine di storia della MotoGP.
All’epoca c’era già qualche azienda che forniva dei servizi, ma nulla di paragonabile ad oggi. Dopo diversi anni, nel 1997-1998 cominciarono ad uscire camion sempre più tecnologici, era in atto una grande metamorfosi, era il tempo di fare un ulteriore step. E con la mia famiglia allestimmo un tir per offrire servizi di design e grafica all’interno del paddock. Presi la patente per guidare quel bestione e si aprì un nuovo mondo davanti ai miei occhi. Per me era tutto nuovo, a cominciare dagli spostamenti.
Dovevamo chiedere agli autisti più esperti del mestiere informazioni sul tragitto (non esistevano i navigatori, ma solo le cartine!), sui percorsi alternativi, se fosse più tranquilla una via o un’altra, sui tempi di percorrenza. Eravamo molto molto lontani dall’era digitale contemporanea, a volte le informazioni erano oro colato. Sembrava di vivere in una carovana del circo… E quante volte ci ritrovavamo con il tir in una strada cieca o troppo stretta per passarci!
L’avventura del viaggio
A volte capitava una gomma che scoppiava, non sapevi come cambiarla, non potevi chiamare il servizio di assistenza per questioni economiche, non eravamo un team ufficiale e facevamo già tanti sacrifici per portare avanti un tir. Insieme ai ragazzi ci mettevamo a smontare la gomma di un rimorchio, di per sé era una cosa epica e spettacolare. Non avevamo la possibilità di mangiare al ristorante, come si faceva…? Cucinavamo tra di noi, uno preparava una cosa, uno un’altra…
Ricordo che quando andavamo al Gran Premio di Catalunya c’era una strada che passava da Girona, alle spalle della Costa Brava, e c’era uno spiaggione dove potevi entrare con i camion. Arrivavamo lì due giorni prima, si viveva come in un’avventura fiabesca, per assaporare emozioni come innocenti ragazzini, divertendoci al sole, con una moto d’acqua, tra pic-nic sulla sabbia e scrutando tramonti e orizzonti. Una volta entrati nel paddock cominciavamo a fare il nostro lavoro con grande professionalità, come dei soldatini, si faceva sul serio… Il viaggio e il lavoro, i due volti di un’unica medaglia.
Gli imprevisti di un viaggio
Tanto gli aneddoti che vorrei ricordare, servirebbe in diario di una vita per scolpire i momenti salienti di questi 35 anni da grafico della MotoGP. E ancora, ricordo a Donington Park nel 2009 avevamo tre tir, uno merchandising, uno per l’hospitality e uno per la verniciatura. Io portavo quest’ultimo e, giunti alle porte di Londra, il veicolo registrò un problema all’acceleratore. Solo un anno prima avevamo avuto un grattacapo con la frizione di un tir, dopo aver bloccato una città (uscendo persino sui giornali) e speso 7.000 sterline per l’assistenza. Servirono tra carte di credito per saldare il conto!
Una spesa mastodontica per le nostre tasche e non avevo nessuna intenzione di ripeterla. Fermatici in un’area di sosta, aprii la cabina, smontai una staffa dall’altra parte del motore, la piegai col martello… Un filo della Vespa Piaggio collegata al pedale, anche se non c’era più il bilanciamento della pressione del pedale che diventò talmente duro che servivano due piedi per azionare l’acceleratore. Mi vennero dei crampi alle gambe per due giorni, i colleghi mi prendevano per zoppo…
L’età moderna della MotoGP
Trentacinque anni fino ad oggi, all’ultimo Mondiale, inattesa dei prossimi obiettivi. Ora è tutto un po’ meno romantico e più frenetico, ma sempre entusiasmante da vivere. Gli ultimi GP del 2024 sono stati bellissimi, abbiamo allestito una squadra super organizzata, portiamo con noi degli scooter e una Mini Cooper che montiamo sui truck e utilizziamo una volta arrivati in loco. Una struttura che trent’anni fa ce la saremmo sognata. Una volta andavamo a mangiare con il trattore al ristorante, ci veniva da ridere…
Prima per andare in aeroporto servivano tre o quattro pullman, ore di spostamenti che adesso sono ridotti, grazie all’impiego di navi e aerei. Con l’ingresso di Liberty avremo un ulteriore salto tecnologico. Da una parte farà sicuramente piacere, dall’altra dovremo “ristrutturarci” con nuovi tir e per certi versi ricominciare tutto daccapo. Ma Alex Design continuerà ad adattarsi ai tempi che avanzano, nonostante qualche piccolo acciacco e gli anni che passano. Un saluto a tutti… e arrivederci alla prossima avventura.
(Ha collaborato Luigi Ciamburro – Corsedimoto)